E’ periodo di ricette e di tirare un po’ le somme, e tempo di nuove birre, è tempo di una nuova Session IPA!
IL NOME
Il nome di questa birra è “Experience - vol.3”.
Poco da dire sul nome, è la terza versione di questa birra; perciò, vorrei evitare di ripetere cose già scritte quindi rimando alla versione precedente.
LA RICETTA
L’idea di partenza era di riprendere una birra che ha avuto appunto un gran successo, Experience - vol.2, e provare a rifarla in chiave ancora più moderna, con una luppolatura più Pacifica cercando di virare maggiormente verso i gusti tropicali. Premetto che a gusto personale preferisco gli aromi più agrumati, vecchia scuola, ma bisogna anche cercare di variare ogni tanto.
Dal punto di vista dei malti invece ho fatto proprio delle minime variazioni, dovute unicamente alla disponibilità della dispensa. In ogni caso prima di ogni cotta meglio dare comunque un occhio alla teoria..
Per quanto riguarda i malti base ho utilizzato il Golden Promise al posto del Maris Otter e Pilsner fino ad arrivare a circa un 74% del totale. Come nella versione precedente per sostenere la luppolatura ho previsto un importante quantitativo di Vienna e Fiocchi di Avena e Orzo.
Anche per quanto riguarda l’ammostamento ho utilizzato lo stesso approccio, quindi, ho fatto comunque una piccola sosta di protein rest a 52°C per 10 minuti. Poi sono salito a 68°C per circa 45 minuti e infine, sosta di “finissaggio” a 72°C per 10 minuti per essere sicuro di aver finito la conversione e infine Mash Out 77°C sempre per 10 minuti.
Come sempre per le mie luppolate pH tenuto nel margine più basso possibile (circa 5.2).
Per il luppolo sono volato in Nuova Zelanda, lasciando spazio però a qualcosa di americano per non perdere del tutto la strada maestra e i tanto amati aromi agrumati. Quindi Riwaka e Rakau accompagnati dall’immancabile Citra. Per l’amaro ho utilizzato il Motueka fondamentalmente perché lo avevo li che mi avanzava.
Ho deciso di concentrare l’utilizzo di RIwaka e Rakau negli ultimi minuti di bollitura e concentrando maggiormente il Citra nella parte a freddo con l’intento di ridurre l’effetto “Catty”, pipì di gatto, che con il Citra può venire fuori.
A valle della bollitura un bel hopstand a 75-80°C sia con luppolo che Phantasm. Eccolo il protagonista di questa birra. Ne avevo sentito parlare molto bene perciò lo volevo provare. Di certo all’acquisto non mi ero reso conto del quantitativo necessario. Infatti, si parla di 6 g/l, quindi nei miei classici 13 litri, siamo praticamente ad 80 grammi. Ma cos’è il Phantasm?
Come riporta la scheda tecnica del prodotto Phantasm è un estratto in polvere in attesa di brevetto derivato da uve Sauvignon Blanc di Marlborough. È ricco di composti precursori tiolici ed è progettato per essere aggiunto durante la fermentazione attiva nella birra per esaltare aromi e sapori tropicali. Insomma, quello che cercavo per questa Pacific Session IPA.
Come consigliato dal produttore l’ho utilizzato in Hopstand e mentre lo versavo mi chiedevo.. ma possibile che ce ne vuole così tanto? Un etto costa più di 12 euro.. ne varrà la pena?
Per il dryhop, doppia gettata, la prima dopo due giorni per favorire le biotrasformazioni e la seconda a termine fermentazione dopo avere abbassato a 12°C per cercare un buon compromesso tra estrazione aromatica e limitazione del fenomeno dell’hop creep.
Per quanto riguarda l’acqua, profilo molto simile a quello utilizzato nella versione precedente con un rapporto solfati/cloruri intorno a 1.5 e calcio intorno ai 80 ppm per favorire la pulizia e limpidezza.
Fermentazione affidata al mio amato Verdant IPA di Lallemand, partendo da 19°C per concludere a 22°C.
I RISULTATI
Birra che è stata analizzata e giudicata da parecchia gente, giudici BJCP e no, o da semplici amici homebrewer.. e… e non lo so…
Ho ricevuto pareri tra loro nettamente contrastanti soprattutto per quanto riguarda l’amaro. C’è chi l’ha trovata troppo amara per lo stile, chi invece troppo poco. Insomma, ci ho capito poco pure io..
A livello personale non mi sembra né troppo amara ne troppo poco.. insomma democristiano!!!
In generale a livello aromatico spinge veramente tanto.. una bomba tropicale! Ricordo la prima volta che l’avevo spillata da fermentatore.. impressionante! Tanto ananas, tanto agrume e tanta roba.
A livello visivo invece tanto torbido, decisamente troppo per i miei gusti.. un giudice mi ha infatti consigliato di iscriverla come NEIPA.. anche se i 4 gradi decisamente non sono da NEIPA. Non so spiegarmi questa torbidità.. forse proprio il Phantasm. Prima dell’hopstand, la birra era decisamente pulita e con il Verdant non ho mai ottenuto birre così torbide quindi non ho altri colpevoli.
In bocca tornano i sentori agrumati (pompelmo, lime) e tropicali (ananas, passion fruit) con malto decisamente in secondo piano rispetto a una luppolatura importante che si sente, forse anche troppo, e rende questa birra un po’ ruvida alla bevuta.
Tra i tratti negativi segnalate leggere note solfuree e dank-maria, che sporcano un po’ la bevuta.
Andando ai numeri, ho iscritto questa birra sia BrewER Bitter che a BrewWars 3, e grossomodo i voti sono tra loro in linea:
Risultato 36-36-36-35-33/50... Direi più che Buono!!
In conclusione, una birra a mio avviso più che positiva, probabilmente a livello personale l’ho apprezzata più dei giudici, che l’hanno mediamente trovata “troppo spinta” sulla luppolatura, per lo stile Session IPA.
Ne riparleremo alla prossima versione.. tanto una session IPA all’anno tocca farla..
E il Phantasm.. a livello aromatico la resa è stata veramente notevole, forse più adatta a birre maggiormente strutturate come IPA e NEIPA che a una Session IPA. La torbidità non so se dovuta al Phantasm mi disturba parecchio.. da riprovare, certo che visto il costo, non sono ancora del tutto convinto ne valga effettivamente la pena. Eventualmente da valutare la resa con un quantitativo minore.