Dopo la “puntata” dedicata all’approfondimento del non-stile Session IPA e una settimana di “buco” dovuto a cause di forza maggiore… torniamo, con non poche difficoltà, alla scrittura.. ecco la mia ultima versione di Session IPA.
IL NOME
Experience - Vol.2 o 2.0
Il nome è un tributo, più che a un album specifico, ad un artista in generale, che amo molto…. Jimi Hendrix!!!
Experience Hendrix infatti è un Best Of, in cui sono racchiusi tutti i più grandi successi del più grande chitarrista della storia della musica!!! Venti canzoni, venti capolavori senza tempo.. e se non li conoscete… andate su YouTube.. mettete Voodoo Child, alzate la cassa al massimo e iniziate questa Experience…
I'm a Voodoo Child baby
LA RICETTA
L’idea di partenza era… una svuota dispensa… utilizzando i luppoli avanzati dalla A-IPA di cui vi ho già parlato qualche mese fa.
https://failbeer.substack.com/p/the-battle-of-la-vol2
Quindi luppolatura piuttosto “moderna”, con un bel mix tropicale-agrumato mentre per i malti mi sono regolato con quello che mi era rimasto in casa, ma cercando di fare le cose con criterio.
Ci si prova…
Per maggiori dettagli l’approfondimento sullo stile:
https://failbeer.substack.com/p/session-ipa
Come già detto, fino alla noia, non è uno stile codificato; quindi, non è immediato un confronto diretto con i parametri dello stile. Ma ci proviamo lo stesso…
Per quanto riguarda i malti base ho preso tutti gli avanzi stagionali di Maris Otter e Pilsner fino ad arrivare a circa un 74% del totale. Ma nelle Session IPA i malti speciali o similari hanno un compito importante, perciò, per dare un po’ di ciccia ho previsto un importante quantitativo di Vienna e Fiocchi (Avena e Orzo) per cercare la morbidezza richiesta dallo stile. Ho scelto il Vienna perché a gusto personale in queste birre a bassa gradazione lo preferisco al Monaco che in passato ho trovato un troppo invadente.
Ma forse è solo una mia fisima..
Per quanto riguarda l’ammostamento, anche se probabilmente inutile, ho fatto comunque una piccola sosta di protein rest a 52°C per 10 minuti. Poi sono salito a 68°C per circa 45 minuti e infine, sosta di “finissaggio” a 72°C per 10 minuti per essere sicuro di aver finito la conversione. Infine Mash Out a 77°C sempre per 10 minuti.
Come sempre per le mie luppolate pH tenuto nel margine più basso possibile (circa 5.2).
Per il luppolo mi sono affidato ai luppoli avanzati dalla A-IPA quindi…
Citra - Mosaic – Idaho7 - Simcoe.
Rispetto all’A-IPA ho deciso di concentrare l’utilizzo di Idaho7 e Mosaic negli ultimi minuti di bollitura, concentrando maggiormente Simcoe e Citra nella parte a freddo con l’intento di ridurre l’effetto “Catty”, pipì di gatto, che questi due luppoli tendono a lasciare maggiormente.
A seguire lo schema di luppolatura.
Per il dryhop, doppia gettata, la prima dopo due giorni per favorire le biotrasformazioni e la seconda a termine fermentazione dopo avere abbassato a 12°C per cercare un buon compromesso tra estrazione aromatica e limitazione del fenomeno dell’hop creep. Un totale di 5.2 grammi litro.
Di più non ne avevo!!!
Per quanto riguarda l’acqua, profilo molto simile a quello utilizzato per l’A-IPA con un rapporto solfati/cloruri intorno a 1.5 e calcio intorno ai 100 ppm per favorire la pulizia e la limpidezza.
Fermentazione affidata al Verdant IPA di Lallemand, partendo da 19°C per concludere a 22°C. Lievito meno neutro dei classici US-05 e BRY-97 in grado di generare aromi fruttati che si sposano bene con luppolature moderne.
Per lo meno così si dice…
I RISULTATI
Birra che già da un primo assaggio mi sembrava ben riuscita. La conferma è arrivata dai risultati dell’ultima tappa del campionato MOBI in quel di Forlì, dove è stata giudicata da palati ben più esperti.
Risultato 40-42/50... Ottimo!!!
I giudici hanno apprezzato molto il risultato finale, in particolare l’esplosività dei luppoli con la prevalenza di note agrumate (pompelmo-lime) e frutta tropicale (ananas), ma anche la base maltata considerata adeguata per lo stile con un ottimo equilibrio tra dolce-amaro.
Però non sono solo rose, entrambi i giudici infatti hanno evidenziato una leggerissima nota vegetale e leggerissima astringenza, entrambi nei limiti di accettabilità. Due piccole spine.
In conclusione, una birra che ho apprezzato molto, molto fresca e piacevole da bere, anche se più adatta all’estate che alle fredde serate invernali. Probabilmente si può ancora migliorare, ma credo che i passi avanti fatti negli ultimi mesi nelle luppolate siano già stati importanti. Aldilà della ricetta, della pratica e delle maggiori attenzioni, credo che l’utilizzo dell’hop bong e l’imbottigliamento con pompa da vuoto su queste birre stia facendo la differenza.
Infatti, pochi giorni fa, ho aperto l’ultima bottiglia di questo lotto, dopo più di due mesi e mezzo dall’imbottigliamento e devo dire che si è comunque mantenuta molto fresca e piacevole, nonostante il bicchiere di dubbio gusto…
Un altro aspetto positivo riguarda la conferma che per fare un ottima IPA non sono sempre necessari enormi quantitativi di luppolo ma si riescono a ottenere bei risultati anche con “piccole” quantità.. 5g/l.
Manca però una cosa importante, un mio particolare ringraziamento a Emiliano di Æmilius Homebrewing per tutte le chiaccherate e consigli ricevuti, fondamentali per la riuscita di questa ottima birra. Ottima, ma non ancora al suo livello.