Passata la sbornia delle birre natalizie, si incomincia a pensare all’estate.. e cosa c’è di meglio che stappare sotto l’ombrellone una…
Session IPA!!!
Esistono stili che non esistono, e tra i tanti casi le Session IPA sono un esempio eclatante. Tutti le fanno, tutti (o quasi tutti) le bevono, ma se ne vuoi produrre una in casa…. mistero…
Perfino le Tropical Stout hanno un loro stile dedicato…
Ma dove nascono queste Session IPA?
In realtà non c’è un vero e proprio primo esempio di Session IPA da consegnare agli annali, forse la All Day IPA di Founders, ma in generale queste birre nascono più da un’esigenza, dettata dal mercato, di abbassare il grado alcolico delle birre. Negli ultimi anni, infatti, si è registrato un importante incremento nella domanda di birre a basso contenuto alcolico, low-alcool, e addirittura di birre no-alcool. Si stima che nel prossimo futuro il mercato delle birre “più easy” sarà in grande crescita.
Le birre analcoliche o in generale a basso contenuto alcolico in passato sono sempre state un po’ mortificate e condannate, un po’ per “machismo” un po’ perchè la produzione di queste birre derivava da processi industriali impattanti che ne distruggevano la qualità aromatica e gustativa, rendendole simili all’acqua sporca…
Ora però con lo sviluppo della birra artigianale, e in generale delle tecniche di produzione, è possibile trovare ottimi esempi che non hanno nulla da invidiare alle versioni più alcoliche.
Quanto più piccola è la birra, più concentrato è il divertimento.. (semi-cit.)
Insomma, con l’età la capacità di reggere l’alcool diventa sempre più bassa.. tocca adeguarsi e trovare soluzioni a basso grado. Infondo gli inglesi con le loro Mild ci insegnano quanto possano essere amate queste birre low-alcool.
Ma quindi se voglio produrre una Session IPA in casa da dove parto?
Direi dal termine “Session” perché del termine IPA abbiamo già parlato in questo articolo.
https://failbeer.substack.com/p/american-ipa
Per Session si intendono birre di gradazione alcolica bassa, inferiori ai 5 ABV, da bere in quantità, anche più di una a sera (se non devi guidare.. e sempre con moderazione).
Non c’è uno stile Session IPA nel BJCP ma è necessario far riferimento a stile Speciality IPA 21B e indicare nelle note di iscrizione (se si partecipa a concorsi..) la “forza” dichiarata…
Usa la forza Luke…
Forza intesa come intensità tra Session, Standard e Double. In questo caso appunto Session.
A seguire alcuni punti chiave, abbastanza indicativi, di questo non-stile:
medio tenore alcolico da 3.5- 4.5%, non oltre 5%;
densità iniziale minore di 1.050;
amaro non esagerato 30 e 45 IBU, anche meno, vista la bassa gradazione
tendenzialmente più chiare delle AIPA, dal giallo paglierino fino all’ambrato;
aroma prevalentemente di luppolo (agrumato, tropicale etc.. insomma, americano o pacifico);
corpo, tendenzialmente si cerca una maggiore pienezza rispetto alle American IPA per bilanciare il luppolo;
carbonazione tendenzialmente minore per evitare l’effetto “bibita”.
Per quanto riguarda il rapporto BU/GU si possono seguire i valori suggeriti per le American IPA, magari rimanendo leggermente più bassi. Un range da 0.5 a 1.0 può andare bene in base alle esigenze..
Come per le A-IPA anche qui si può parlare di distinzione tra filosofie West e East Coast… ma francamente se ci si guarda intorno, nelle Session IPA le versioni più moderne, più torbide, morbide e meno amare sono largamente più diffuse che quelle Old Style.
Alla fiera dell’East!!!
Per quanto riguarda i malti e i fermentabili valgono grossomodo le indicazioni date per le A-IPA, ma in questo caso la componente maltata se possibile è ancora più importante.
Come malto base, si può usare sia Pilsner che Pale, o una loro combinazione.. ma in questo caso l’aggiunta di Vienna o Monaco può essere quasi una scelta obbligata.
Stessa cosa per quanto riguarda i malti speciali quindi spazio a Crystal, in modo da esaltare maggiormente le note di caramello o ai malti speciali in grado di esaltare le note maltate come Biscuit, Amber, Aromatic o Melanoidin.
Infine i fiocchi di cereali non maltati… qui si può calcare la mano per dare maggiore morbidezza e pienezza.
W i Beta-glucani!!!
A seguire una tabella indicativa con i quantitativi consigliati:
Anche per il luppolo si può utilizzare la filosofia American IPA. I valori in tabella sono indicativi, e variano da ricetta a ricetta, ma in questo caso è necessario tener presente che l’equilibrio è ancora più sottile, e il rischio di esagerare ancora più elevato. Perciò, fino a quando non si ha confidenza con lo stile, meglio non azzardare troppo con i quantitativi. Il carattere erbaceo e vegetale del luppolo in queste birre a minore grado alcolico risulta ancora più fastidioso se non gestito correttamente.
Nelle Session IPA si può ricorrere anche alla tecnica del First Worth Hop al posto della luppolatura in amaro, per cercare un amaro meno invasivo e tendenzialmente più morbido. Sarà Vero?
Per maggiori dettagli riguardo il First Wort Hop rimando a questo articolo direttamente dal blog di Mr-Malt:
https://blog.mr-malt.it/first-wort-hops/
Altra strada è evitare completamente la gettata in amaro, visto che gli IBU richiesti sono decisamente minori rispetto ad una A-IPA. Si può affidare la parte amaricante alle sole gettate in aroma e post-bollitura. Filosofia molto di moda negli ultimi tempi!
Per quanto riguarda numero e tipi di luppolo, anche in questo caso la strada di provare 2-3 luppoli con dei profili aromatici diversi o diverse tecniche di luppolatura può essere vincente. Occhio però a non esagerare con luppoli molto resinosi e pungenti come Chinook o Columbus…
In ogni caso la gestione del luppolo negli ultimi cinque minuti, in post-bollitura e in dryhop è fondamentale. Nelle Session IPA, l’hop-stand, cioè l’infusione di luppolo per 10-20 minuti a una temperatura di 75-85°C durante il raffreddamento post-bollitura, è fortemente raccomandato.
Per quanto riguarda il lievito si può andare sul classico US-05 o similari, ma nelle Session IPA è largamente diffuso l’utilizzo di lieviti più fruttati e caratterizzanti come il Verdant Ipa, il New England, il Green Mountain o in generale lieviti meno attenuanti come quelli Inglesi.
Infine l’acqua. In base a come si è deciso di costruire la propria ricetta si può decidere se favorire maggiormente il contenuto di solfati, per un amaro più pronuniciato o i cloruri per esaltare la componente maltata. L’equilibrio è fondamentale e nel caso si decida di propendere in una o nell’altra direzione sempre meglio non esagerare.
Non cerchiamo l’acqua di Burton…
In conclusione... le Session IPA sono uno stile delicato dove sbagliare è molto facile, ma quando le cose vanno per il verso giusto le soddisfazioni sono tante. Anche perché sono uno stile che può essere apprezzato anche da chi non ama le ondate di amaro delle IPA più classiche.
Nella prossima puntata della newsletter vi parlerò della mia ultima versione di Session-IPA, che mi ha portato al tavolo finale nell’ultima tappa del campionato Mobi 2023… botta di fortuna!!!
Saluti e Alla Prossima!!!
PS: E l’ossidazione... che ve lo dico a fa… sa da evità…